martedì 25 giugno 2013

L'Italiano in movimento, come cambia la lingua. Riflessioni sul congiuntivo

Buongiorno miei carissimi,
oggi vorrei allegramente tediarvi con alcune delle mie riflessioni basate su un esame che ho dato recentemente all'università, Linguistica di base C e Sociolinguistica. Ecco, molti di voi a questo punto avranno smesso di leggere oppure cliccato la (x) in alto a destra. Eppure io sono convinta che questo argomento potrebbe essere interessante e degno di riflessione. Innanzitutto vorrei sottolineare che questo è un campo talmente vasto,  con pro e contro che ci si potrebbe dilungare all'infinito.
Parto dalla definizione di Linguistica: la Linguistica è la disciplina che studia le lingue (concrete) e il linguaggio (capacità di utilizzare la lingua specifica della specie umana). La sociolinguistica si occupa invece dell'utilizzo della lingua nella società. 
Detto questo, voglio concentrarmi sulla sociolinguistica, in particolare voglio cercare di farvi pensare ai cambiamenti che avvengono nell'italiano, al movimento della lingua. Partendo dal presupposto che una lingua può mutare lentamente (centinaia di anni) oppure può subire cambiamenti molto veloci (un secolo), alla fine dei conti non c'è nulla da fare: che ci piaccio o no, la lingua cambia, la grammatica cambia, la semantica cambia. Il punto cruciale sta proprio nelle parole "che ci piaccia o no". Leggendo qua e là nel web, sentendo parlare le persone, ho notato che, ad esempio, il mancato utilizzo del congiuntivo è un qualcosa di ritenuto come scandaloso. Ed è proprio qui che io voglio contraddirvi. Parlare di degenerazione della lingua è un gravissimo errore. Non si può dire che una lingua degenera perché i parlanti cambiano le regole e la grammatica, si può solo affermare che una lingua muta. Da sempre in lotta vediamo conservazione versus innovazione. Io sono fermamente convinta che molte persone non riescono a distinguere l'errore dall'innovazione. Prendendo spunto da una conferenza a cui ho partecipato dell'illustre Lorenzo Renzi, voglio farvi qualche esempio per definire il significato di errore e distinguerlo dallo snobismo.
Sono da considerarsi errori i cambiamenti della lingua che provengono dal basso (definizione di Labov), destinati a diventare la nuova regola oppure a cadere in disuso:
- io ciò, tu ciai, gli al posto di loro, c'è per v'è, l'avverbio tipo, dichi, facci, sta al posto di è (Romano) e così via.
Sono da considerarsi snobismi i cambiamenti della lingua temporanei, moda destinata a cadere in disuso:
- Mario Rossi, vent'anni, anziché di venti anni; chi dice cosa (somiglianza inglese what, who...)...
Io però, focalizzo l'attenzione sull'utilizzo del congiuntivo, o la perdita del suo utilizzo. Anzi, mi correggo; non si può parlare di perdita del congiuntivo come molti affermano. Perché? Soprattutto nelle regioni meridionali d'Italia e nell'italiano di Roma, osserviamo:
- Lo dicesse lui!
- Digli che venisse
- Non so se venga
- Mi dispiace che Maria sia partita
Di certo, ribadisco, non si può parlare in questo caso di decadenza del congiuntivo. D'altra parte è anche vero che è sempre più frequente l'utilizzo dell'indicativo al posto del congiuntivo. Può essere considerato errore, sì, dal punto di vista grammaticale, ma non possiamo condannare l'utilizzo della lingua che cambia. L'indicativo al posto del congiuntivo, è sempre più frequentemente utilizzato anche nei cosiddetti linguaggi colti. 
Qual è quindi il nocciolo della questione? Semplicemente voglio farvi riflettere sul cambiamento della nostra lingua che, a mio parere, non è da condannare e nemmeno da incoraggiare, ma semplicemente da non ostacolare. Chi lo sa che in un futuro le regole della grammatica cambieranno imponendo l'utilizzo esclusivo dell'indicativo; l'utilizzo di ciai al posto di hai; il ritorno all'uso di codesto e via dicendo? 
E' sbagliato scandalizzarsi dinanzi al movimento.

Dreaming Fantasy

10 commenti:

  1. Eh lo so che la lingua cambia costantemente... eppure a me urta da morire quando non sento/leggo il congiuntivo nel punto giusto XD
    Non ci posso fare niente XD mi urta LOL

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    1. Comunque *torna* il problema secondo me è il perché il congiuntivo non viene utilizzato nel modo corretto o viene omesso? Perché molte persone non l'hanno mai davvero imparato correttamente (vedi il mio ragazzo :P) e quindi non lo usano perché in un modo o nell'altro non sanno che dovrebbe essere utilizzato...
      Ok non so se ha senso quello che ho detto o.O però spero di si XD

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    2. Deni :* vanno fatte tantissime considerazioni:
      - la situazione (formale/informale)
      - il dialetto (che è una vera e propria lingua a se stante)
      - la posizione geografica
      - il contesto culturale
      - la società
      - l'apprendimento e l'istruzione e via dicendo
      Ma soprattutto vorrei sottolineare che il mio discorso vale solamente per l'utilizzo della lingua dei parlanti, la cosiddetta "Parole". Si tratta del "parlato", non dello scritto. Ovviamente anche a me urta da morire leggere qualcosa di scorretto, eppure nell'utilizzo effettivo della lingua ho imparato a non criticare i cambiamenti.
      Quello che dici è giustissimo. Il mio ragazzo ad esempio non è in grado di distinguere HA da A ecc, questo è un errore grammaticale scritto. Dal punto di vista dell'utilizzo fa altri tipi di errori che sono sempre più ricorrenti in tutta Italia. Ma sono da considerarsi davvero errori? Secondo Renzi (condivido il suo pensiero) gli errori fanno nascere nuove regole ed usi (alcuni). Ti faccio un esempio: (egli nasce da una distorsione del latino che non sto qui a spiegare perché nemmeno io l'ho capita ahaha) l'alternanza di EGLI e LUI nel corso della storia. C'è stato un periodo in cui LUI era considerato linguaggio colto, al contrario EGLI era considerato volgare, fino ad arrivare ad oggi dove i ruoli si sono invertiti. Quindi il mio pensiero è: rispetto appieno della grammatica e applicazione di essa nel parlato (da parte mia), ma contemporanea accettazione dell'innovazione. In futuro l'avverbio tipo, potrebbe essere destinato ad entrare a far parte del linguaggio colto, chi lo sa? Stessa cosa per il congiuntivo

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  2. é un post molto interessante!
    ho sempre pensato che la perdita del congiuntivo fosse un fatto negativo però da come lo hai descritto potrebbe essere una semplice evoluzione, nè positiva nè negativa. Mi hai dato un buono spunto per riflettere.
    ps. dopo aver riletto il commento 3 volte spero di non aver fatto qualche errore grammaticale in queste 2 righe, altrimenti mi dovrei andare a nascondere! ;)

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    1. Grazie! :)
      Lo scopo di questo post era proprio quello di indurre una riflessione!
      Ahaha, ma non ti preoccupare! Con la tastiera al pc sbaglio un sacco di volte! Scrivere a mano ovviamente è un'altra storia ;)

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  3. Post interessantissimo ma purtroppo in tema linguistico sono rigida..Odio le imprecisioni! Nonostante, per educazione, io cerchi di non intervenire con amici che sono molto sgrammaticati..A me mi (che nello spagnolo rafforzare va bene ma da noi non tanto), ma però, i ginocchi, i diti, i bracci, congiuntivi scambiati con condizionali e chi più ne ha più ne metta. Scritto non lo sopporto...Orale..cerco di passarci su. Non è bello farsi correggere. Anche se riconosco che la lingua possa cambiare. Dal volgo siamo arrivati a noi, no?

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    1. Proprio così, dal volgo siamo arrivati a noi. E quindi chi lo sa che in un futuro "i ginocchi" saranno la regola?
      Come ho scritto prima, anche io seguo le regole della grammatica, ma mi piace ascoltare i parlanti, come utilizzano la lingua, gli errori che fanno :)

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    2. io leggerli no..ma ascoltarli dai..riesco ad arrivare a sera senza tirare pugni in giro quindi sono paziente ^^"

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