martedì 12 aprile 2016

Blogtour: "Lastworld" di Samantha M. Swatt - tappa #7 scena extra & giveaway

Buongiorno lettori! Oggi il mio blog ospita l'ultima tappa del blogtour dedicato a Lastworld, il terzo e ultimo volume della trilogia The Different World, autopubblicata da Samantha M. Swatt. Avevo letto qualche anno fa il primo libro della serie che mi aveva entusiasmata e con piacere ho accettato di far parte del tour.
In questa ultima tappa potrete leggere una scena extra su Amanda Reed e ovviamente troverete calendario e giveaway con tutte le regole e premio in palio! *-* Iniziamo con la presentazione del romanzo!

LASTWORLD DI SAMANTHA M. SWATT


LASTWORLD
di Samantha M. Swatt
The Different World #3
Autopubblicato Prezzo: 2,99 €
Data di pubblicazione: 25 marzo 2016

TRAMA:
«Cosa sei disposto a perdere per riavere qualcosa che credevi smarrito per sempre?» Devastati dalle scoperte apprese durante la fuga nei boschi e la lotta per la sopravvivenza, Holly e i suoi compagni adesso non possono più tornare indietro. L’organizzazione Chimera ha ormai un unico obiettivo: ucciderli tutti. Venuti a conoscenza di segreti troppo grandi, Gordon non può far altro che porre fine alla loro esistenza. Un’esistenza ormai macchiata dal sangue e dalla morte. La perdita di due persone a lei care ha lasciato in Holly una ferita profonda e oscura, mentre il senso di colpa scava nel cuore e nell’anima. Ma non c’è tempo per piangere chi si è perso per sempre. Ora consapevoli di essere in realtà ibridi, esperimenti genetici creati scientificamente nei laboratori Chimera, sono più decisi che mai a distruggere l’organizzazione. Annientando perfino loro stessi, se necessario. Ancora in fuga, questa volta per rientrare al Caledon College e liberare Margaret, non mancheranno i pericoli e i piccoli incidenti di percorso, con nuove e vecchie minacce pronte a scagliarsi sul gruppo di sopravvissuti. Ma ci sono anche altri problemi da affrontare: il cuore non può essere ignorato per sempre, per quanto a pezzi e malconcio, e Holly sarà presto costretta a fare una scelta. Chi è il ragazzo a cui appartiene davvero? Ma, soprattutto, sopravvivranno tutti allo scontro finale che decreterà il loro destino e il futuro del mondo intero? Sentimenti oscuri, decisioni pericolose. Tormenti, sacrifici, perdite. Tutte le domande troveranno finalmente una risposta nell’ultimo, travolgente capitolo della serie «The Different Worlds».

SCENA EXTRA: AMANDA REED

Di seguito vi riporto una scena extra che doveva essere in realtà il prologo di Underworld, ma che è divenuta poi un vero e proprio racconto su Amanda Reed.

Halloween non era esattamente la mia festività preferita. Ogni 31 Ottobre vedevo riversate in strada le maschere più disparate – o le più oscene. Per esempio, non avevo mai capito cosa c’entrasse Jessica Rabbit con i morti viventi. Perché i ragazzini dovevano andare di casa in casa a fare dolcetto o scherzetto. E perché a questa usanza ci fosse un limite d’età. Insomma, superati i dodici anni spuntava fuori un qualche divieto che impediva agli adolescenti di andare a bussare alle porte per chiedere i dolci? Io, per dirne una, aspettavo Halloween solo per mangiare qualche cioccolatino in più senza sentirmi in colpa.
La mia migliore amica sosteneva che fossi strana. Non che avessi potuto aspettarmi qualcosa di diverso da Estella. L’avevo conosciuta al liceo ed era stato amore a prima vista, benché non riuscissi a capire cosa avesse trovato in una come me. All’asilo mi chiamavano Mercoledì, perché dicevano che assomigliavo alla bambina degli Addams. D’accordo, i miei capelli erano poco scalati, incredibilmente lunghi e tremendamente scuri, e la mia pelle sembrava fatta di alabastro. Ma io non andavo mica in giro ad offendere la gente. E poi mi piacevo com’ero. Avevo anche provato a tagliarli, i capelli, trascorrendo poi gran parte della mia adolescenza a piangere rintanata nella mia stanza. La parrucchiera mi aveva fatto un taglio corto – cortissimo! – che non arrivava nemmeno a sfiorarmi le spalle. Per quanto il mio viso fosse ovale e parecchio scavato, con quell’acconciatura sembrava che avessi un pallone da calcio al posto della faccia. Estella era di origini spagnole. La sua chioma nera era così mossa da ricordare le onde del mare, aveva due grandi occhioni color caffè e una calda carnagione olivastra. Il mio corpo sembrava il manico di una scopa, il suo era tondeggiante e formoso nei punti giusti. Eravamo come il giorno e la notte, come il sole e le stelle… eppure ci volevamo un bene dell’anima.
Sospirai, desiderando di poter utilizzare il mio cellulare. Mi avrebbe fatto bene chiamare Estella, o anche mandarle un messaggio, ma al Caledon College c’erano regole ferree e un metro di condotta da seguire alla lettera, se volevi rimanere in quel posto. La prima volta che avevo messo piede all’istituto, ero rimasta letteralmente senza fiato. Lo stile del collegio era un mix ben riuscito fra il vittoriano e il gotico. Per quanto lugubre, a volte – soprattutto quando il sole splendeva alto nel cielo – assomigliava ad un castello delle favole. Quando Estella lo vide, in una fotografia del sito internet, disse: «Bello è bello, ma è praticamente sperduto. Nei film dell’orrore, scegliere un posto come questo per passare i prossimi cinque anni della propria vita, è il miglior modo per farsi ammazzare.» Avevo scosso la testa, ridendo di gusto. Quella ragazza era fissata con il soprannaturale, sosteneva che credere in qualcosa dava un pizzico in più alla vita di tutti i giorni.
Un rumore alle mie spalle mi fece sobbalzare. Mi voltai di scatto, restando immobile ad osservare l’aria smuovere le tende delle finestre. L’ingresso del dormitorio era vuoto, la porta chiusa e dai piani superiori udivo scendere l’acqua nelle docce. Tutti gli studenti si stavano preparando per la gran serata, specialmente le matricole come me. Sapevamo bene che l’annuale festa di Halloween del Caledon College poneva l’obbligo di presenza, e nessuno voleva ricevere un punto di demerito nei test o la ramanzina del rettore Gordon. Scossi la testa, scrollandola come faceva sempre il mio cane dopo il bagno, e tentai di togliermi di dosso la neve che avevo accumulato percorrendo il tratto di giardino che separava il dormitorio dall’edificio principale. Le lezioni erano sospese, per quel giorno, e io avevo dato il mio contributo andando a ritirare l’abito che avrei indossato quella sera. Era nero e a campana. L’orlo della gonna arrivava poco sopra al ginocchio, che avrei fasciato in un paio di calze scure piuttosto pesanti, e il colletto bianco era impreziosito da un gigantesco fiocco scarlatto. Probabilmente mi sarei fatta anche le trecce.
Ripresi il mio cammino, ma mi bloccai subito quando notai qualcuno aspettarmi in cima alle scale. Involontariamente, il mio cuore prese a fare le solite, fastidiose capriole.
Abitavo a Reading da quando avevo sei anni. Il nome della mia città era pittoresco, considerando che papà faceva l’editore. Quando una grossa casa editrice gli propose di lavorare per loro, facemmo in fretta i bagagli – scatenando le ire di mia sorella maggiore – e lasciammo la nostra amata Baltimora. In un certo senso, per me, fu una bella novità. Avevo sempre trovato interessante la Pennsylvania, e andarci ad abitare mi era sembrato sin da piccola un segno del destino. Qui avevo conosciuto Noel Calvert, il mio attuale ragazzo, nonché vicino di casa. Credevo di esserne innamorata, ma da un mese tutte le mie certezze si stavano trasformando in giganteschi punti interrogativi. Non pensavo di essere quel tipo di ragazza che, essendo felicemente impegnata, si sarebbe piegata come un rametto smunto davanti a due occhi terribilmente attraenti. E unici. Non avevo mai incontrato nessuno con delle iridi così simili all’ambra. «Ciao, Amanda.» Sorrise, mettendo in mostra i suoi denti bianchi. «Hai già recuperato il tuo costume?» chiese, indicando il sacco di cellophane trasparente che reggevo fra le braccia.
Annuii. «Già, nulla di speciale. So che Kathleen si vestirà da zombie sexy, nel caso ti interessa.» Sgranai gli occhi e mi diedi mentalmente dell’imbecille. Perché avevo detto quelle cose? Non me ne sarebbe dovuto importare assolutamente niente se la mia compagna di stanza – una stronza stratosferica, comunque – ci avesse provato con lui. Ed ero quasi sicura che lo avrebbe proprio fatto, me lo aveva confessato chiaramente la sera precedente.
«Zombie sexy? Questa non l’avevo mai sentita.» Ridacchiò, scendendo lentamente i gradini perlacei. «E comunque le bionde non mi hanno mai fatto impazzire.»
Ora era proprio di fronte a me. Altissimo e possente, quasi quanto un lottatore di Wrestling ma meno pompato. I capelli neri erano rasati ai lati e la voluminosa chioma gli si ammassava tutta in cima, ricadendogli di tanto in tanto sugli occhi chiari. La leggera abbronzatura di un’estate passata sotto al sole colorava ancora un po’ la sua pelle, ma la Pennsylvania non permetteva di goderne molto a lungo. Adam Johnson era la mascolinità fatta persona. E neanche io riuscivo a rimanerne indifferente. Nemmeno il pensiero di Noel riusciva a soffocare la mia voglia di saltargli addosso, e questo era un grandissimo problema. Frequentavo il college da un mese, ma le voci su lui e il suo amico, Joshua Carter, precedevano entrambi. Il termine mascalzone sarebbe stato troppo poco per loro, eppure non riuscivo a scorgere alcuna malvagità in quello sguardo caldo e profondo.
Avevo conosciuto Adam quasi per caso. Lo vedevo osservarmi spesso, specialmente nelle sale comuni, ma non mi ero mai minimamente sognata di andarci a scambiare qualche parola. Mi metteva soggezione. Ad essere sincera, non ero del tutto felice delle sensazioni che mi scaturivano le sue strane attenzioni. Sembrava un avvoltoio pronto a planare sulla sua preda da un momento all’altro, e i pettegolezzi sul suo conto non miglioravano la situazione. Poi, un giorno, di punto in bianco, decise che era giunto il momento di presentarsi. Si accomodò al mio tavolo da studio, in biblioteca, e trascorse con me tutto il resto del pomeriggio.
«Allora, che costume hai scelto?» domandò lui, sbirciando all’interno del sacco sigillato. «C’è un abitino sexy nascosto qui dentro?» «Direi proprio di no.» replicai, mollandogli una sberla sulla mano. «Mi travestirò da Mercoledì Addams.»
Scoppiò a ridere. «Davvero?»
«Perché ridi?» chiesi, storcendo il naso. «Non noti la somiglianza? È una vita che mi chiamano così. Ogni Halloween non mi pongo nemmeno troppi problemi riguardo al costume da scegliere, divento ciò che la gente vede quando mi guarda.»
Mi bloccai, morsicandomi la lingua. Non avevo idea del perché avessi detto quella frase, visto e considerato che non ne avevo mai parlato apertamente neppure con Noel o Estella. Entrambi ci avevano provato, ad aprire l’argomento, soprattutto quando i ragazzi popolari del liceo mi facevano eco nei corridoi. Ma avevo detto loro che non mi importava. In un certo senso era vero, anche se non del tutto. Eppure non glielo avevo mai confessato.
«Sei un’anima pura e tormentata. Non è vero, Amanda Reed?» mormorò Adam, abbassandosi per fissarmi dritta negli occhi. Non ero del tutto certa che quella domanda fosse rivolta a me, però. Ingoiai la saliva e feci un passo indietro, evitando di dargli una risposta. Sei innamorata di Noel, cretina! Che accidenti stai combinando?
Mi schiarii la voce, sorpassando Adam e cominciando a salire i gradini. Solo a quel punto, credendo che non mi avrebbe seguita, chiesi: «E tu da cosa ti travestirai?»
«Sorpresa.» rispose, superandomi su per la grossa scalinata. «Cercami, più tardi, così lo scoprirai.» E sparì, strizzandomi l’occhio e regalandomi il sorriso più bello e sexy che avessi mai visto.
Rimasi immobile per qualche secondo, chiedendomi se quel tipo stesse davvero flirtando con me. Non avevo grandi esperienze, dopotutto, e con Noel era avvenuto tutto in modo talmente naturale… L’attimo prima stavamo ridendo a crepapelle e quello dopo ci stavamo baciando. Ricordavo ancora i suoi enormi occhi marroni a pochi centimetri dai miei, le sue labbra incollate alle mie e le mie mani infilate fra i suoi capelli ramati. Entrai nella mia stanza e osservai il caos tappezzare il pavimento, le scrivanie e gli armadi. Entrambi i grandi letti erano pieni di vestiti e cosmetici, e Kathleen stava cercando di entrare in un paio di pantaloni di pelle rossi, sporchi e tutti sbrindellati. Non ero del tutto certa che gli zombie andassero in giro conciati in quel modo, ma non puoi mai sapere quando un cadavere ambulante mangerà il tuo cervello o ti trasformerà in un morto vivente.
Salutai svogliatamente la mia compagna di stanza e cominciai a prepararmi. Il tempo era letteralmente volato. Sfilai dalla gruccia l’abito scuro e me lo feci scivolare addosso, tirando la cerniera sul retro più in alto che potevo. Sistemai il colletto bianco, agguantando un paio di calze pesanti e delle ballerine d’altri tempi, poi feci il fiocco al nastro rosso con attenzione chirurgica. Cominciai ad intrecciare i capelli e bloccai il mio minuzioso lavoro con un elastico rosso a pois neri. Non ero una grande amante nel make-up, ma per sembrare ancora più spaventosa accentuai un pochino il pallore e disegnai con un ombretto nero e viola pesanti borse sotto agli occhi castani.
Mi voltai per domandare a Kathleen cosa ne pensasse del mio costume, ma quando osservai la camera mi accorsi che era vuota. La stronza era andava via senza nemmeno avvisarmi, e non aveva nemmeno sistemato il casino che aveva combinato!
La Amanda appena arrivata al college si sarebbe messa a resettare, credendo stupidamente che la fretta e l’adrenalina per la serata avessero sovrastato la buona educazione della sua compagna di stanza. Ma dopo un mese trascorso con quella ragazzina viziata, ero più che conscia che la sua era semplicemente strafottenza. Ed io non sarei stata lo zerbino di nessuno, né tanto meno la sua colf personale.
Mi diedi un’ultima occhiata allo specchio, poi afferrai il giubbotto scuro e mi avviai verso l’atrio. Credevo di incontrare qualche compagno di corso, ma purtroppo non c’era nessuno. La porta dell’ingresso era aperta e tenue voci provenivano da fuori. Scrollando le spalle, alzai il bavero del giaccone e mi inabissai in quella fredda sera autunnale. La neve aveva cominciato a ghiacciarsi, e le misere scarpette che portavo ai piedi scivolavano come le lame taglienti di una slitta su quella coperta candida. Rallentai il passo, pensando che impiegarci qualche minuto in più mi avrebbe sicuramente causato una lavata di testa ma almeno non mi sarei spezzata l’osso del collo.
Ero arrivata a metà strada, accanto alla grande fontana situata perfettamente al centro del giardino, quando udii qualcuno chiamare il mio nome. «Che ci fai tu qui fuori?» chiesi, non credendo ai miei occhi. Non avevo mai scambiato una parola con quel tipo. Non ero nemmeno sicura che conoscesse il mio nome.
«Faccio il messaggero, stasera.» Ghignò, e una spiacevole sensazione mi serpeggiò lungo la schiena. «Vieni, c’è qualcuno che vuole incontrarti. Ti aspetta laggiù.»
Seguii con lo sguardo il suo dito, ben dritto e puntato in una zona un po’ troppo isolata del cortile. Un’ombra alta e larga se ne stava appoggiata contro il tronco di un albero spoglio, o così mi sembrava. Una luce tenue – una candela, forse? Una torcia? – risplendeva appena, facendo barcollare la sagoma in una spaventosa danza.
Le parole di Estella mi rimbombarono nella testa, e quella spiacevole sensazione si tramutò in terrore puro.
Nei film dell’orrore, scegliere un posto come questo per passare i prossimi cinque anni della propria vita, è il miglior modo per farsi ammazzare.
Io ci avevo trascorso appena un mese.
Feci un passo indietro, sorridendo. «Penso che vi aspetterò dentro. Sto gelando, qui fuori.»
«Al mio amico non credo che piaccia questa opzione.» Si avvicinò a me cauto, ma deciso, e quella fermezza e quella voce tagliente mi fecero schizzare il cuore in gola. Mi spostai di lato, ma il ghiaccio mi trascinò a terra. Il sedere fu la prima cosa che colpì la neve ormai solida, poi toccò alla schiena e alla testa. «Fatta male?»
Aprii la bocca per ribattere, ma alcun suono uscì dalle mie labbra. Cercai di respirare, ma anche i polmoni sembravano serrati. La vista iniziò ad annebbiarsi, il cuore accelerò i suoi battiti e il gelo si insinuò sotto la pelle, dentro le ossa. Non ero del tutto certa che fosse colpa del freddo. Il terrore annebbiava i miei sensi e mi paralizzava dalla testa ai piedi.
Fu in quel momento che capii di essere spacciata.
La sagoma che si nascondeva dietro gli alberi balzò fuori come un animale selvatico. Mi fu addosso prima ancora che riuscissi a terminare quel pensiero e, benché silenziosamente, gridai. Il suo viso non era come lo ricordavo, ma mostruoso e deforme. Le unghie rassomigliavano ad artigli e la sua voce era un ruggito basso. Ringhiava come una bestia. Tentai di divincolarmi, ma ogni mio sforzo pareva inutile. Provai a scalciare, ma altre mani mi bloccarono con le spalle a terra. Poi iniziò il dolore. Riuscivo a sentire la mia carne lacerarsi, i vestiti sbrindellarsi, il sangue defluire fuori dal mio corpo.
Decisi di chiudere gli occhi e spegnere il cervello. Non avevo forza sufficiente per lottare. E non volevo essere lì mentre percepivo le mie ossa spezzarsi.
Non avevo la più pallida idea di cosa ne sarebbe stata della mia vita, ma se fossi sopravvissuta mai avrei voluto ricordare quella notte. Serrai le palpebre, allontanando la sofferenza, il dolore, l’umiliazione, il disgusto. Disattivai le orecchie, per non sentire le risate e le offese, le derisioni e i ruggiti. Abbandonai il mio corpo, volando altrove. Rividi il sorriso caldo di Noel, percepii le sue braccia stringermi forte. Osservai Estella farmi l’occhiolino, mentre muoveva il bacino al ritmo di una canzone latina. Sprofondai negli occhi chiari di mia sorella, che mi elencava i nomi dei suoi innumerevoli pretendenti, udii la risata fragorosa di mamma provenire dallo studio. Papà era dietro di lei, reggeva fra le mani un plico di fogli – sicuramente un manoscritto – e leggeva qualche passo dell’ennesima storia sottoposta al suo critico esame.
Le trecce si slegarono, pezzi del mio costume finirono sul terreno freddo. Il sangue si disperse sotto la neve, dissipando con esso il mio orrore e la mia dolenza. Quando l’oscurità mi avvolse, inghiottendomi interamente, lasciai che mi prendesse. Permisi alle sue fauci di masticarmi come se fossi stata un cibo dannatamente prelibato.
Non mi importava più di niente, arrivata a quel punto. Cullata da quei ricordi riuscivo persino a sentirmi felice.
Percepii le lacrime solcarmi le guance, probabilmente per l’ultima volta, poi non sentii più niente.

CALENDARIO BLOG TOUR

Vi ricordo il calendario con tutte le tappe del tour!
30/03 Prima tappa » Camminando tra le pagine Ricapitolando: «Underworld» dove eravamo rimasti
01/04 Seconda tappa » We found Wonderland Ricapitolando: «Otherworld» dove eravamo rimasti
04/04 Terza tappa » Bookspedia Soundtrack del romanzo + Estratto
06/04 Quarta tappa » Il cibo della mente Behind the scenes: eroi vs cattivi
08/04 Quinta tappa » Atelier di una lettrice compulsiva Viaggio attraverso la Mitologia
11/04 Sesta tappa » Le parole segrete dei libri Intervista all’autrice + Estratto
12/04 Settima tappa » Dreaming Fantasy Scena tagliata (extra) + Giveaway

PREMI & REGOLE

Partecipando a questo tour potrete vincere una chibi Holly, creata da La petite deco! Non è bellissima? *-* Potrete partecipare a partire da oggi fino al 19 aprile, giorno in cui verrà estratto il fortunato vincitore!

Per partecipare al blogtour dovete:
  • essere follower che ospitano le tappe del blogtour
  • Commentare tutte le tappe (spiegando cosa vi è piaciuto della tappa e della serie)
  • Mettere mi piace alla pagina Facebook dell’autrice
  • Seguire il blog dell'autrice

Ed ecco tutto! La mia tappa è finita e spero che la scena extra vi sia piaciuta! Vi piace la bambolina di Holly? Io la trovo bellissima!
Non mi resta che augurare in bocca al lupo a tutti!
Dreaming Fantasy

6 commenti:

  1. Che bello poter leggere una scena inedita :)
    purtoppo siamo alla fine del blogtour! Che peccato mi stavo prendendo tantissimo! Della tappa come ho detto prima mi è piaciuto il fatto che sia stata presentata una scena inedita del romanzo :) Della saga ricapitolando mi sono piaciuti soprattutto i personaggi e il loro legame con la mitologia :)
    Finalmente si veda ufficialmente nella tappa la Chibi del Giveaway.. Ed è meravigliosa!!

    Ps: nella tappa precendente avevo commentato ma ho visto che non c'è nessun commento.. Appena avrò tempo proverò a riscriverla.

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  2. Carinissima l'idea della scena inedita ma ho letto solo alcuni parti non vorrei bruciarmi qualcosa degli altri libri che ancora devo leggere eheheh.
    Comunque è piaciuto tantissimo anche a me questo blog tour l'ho trovato veramente molto interessate.

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  3. Leggere la scena extra su Amanda Reed è stato veramente interessante perchè mi ha fornito nuovi spunti di riflessione e incuriosito ancora di più circa il romanzo!Bellissimo blogtour, è stato un piacere partecipare;)

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  4. Che bella la scena inedita! Amanda Reed mi ha sempre incuriosita tantissimo e scoprire qualcosa di più su di lei e stata proprio una cosa deliziosa *-*

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  5. ah, ma che carina! e bella la scena inedita!

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  6. La scena tagliata mi mancava! Ho letto tutta la saga di Samantha, non potevo perderla ♡

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Grazie per aver commentato!

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